Che l’artigianalità non sia un alibi

L’immagine che vedete qui sopra ritrae un pubblico in piedi che si spella le mani in 15 minuti di applausi al termine di una PRIMA al teatro La Scala. La PRIMA, non la settima o l’ottava replica, ma la PRIMA. Chi ama il teatro e ha avuto la possibilità di assistere alla prima di una rappresentazione sa bene quale emozione può suscitare una cosa così. Il fermento vero però, la trepidazione, la tensione autentica degli artisti, il loro massimo sforzo emotivo lo si coglie durante l’ultima prova prima della PRIMA. Amo le ultime prove, ho avuto modo di assistervi e assicuro che è impossibile evitare di commuoversi.

Vi starete chiedendo, ne sono certo, quale attinenza può avere una rappresentazione teatrale con quello che tratta questa rubrica; be’, ve lo spiego ponendovi delle domande e sperando che ve ne poniate anche voi.

Avete idea del maniacale lavoro che c’è dietro la messa in scena di un evento teatrale? Del profondo rispetto della sacralità del teatro che devono provare gli artefici di un sì magnifico momento? Loro sono uomini, donne e invisibili maestranze, ma prima di ogni cosa sono artigiani; sono artigiani di un’arte superiore, forse la più grande di tutte.

Artigiani dunque, sapienti figure che svolgono il loro compito con rigorosa costanza, consci del fatto che gli errori, se commessi, saranno giudicati dal pubblico con fischi, o peggio, con assordante silenzio a fine rappresentanza. Proprio così cari amici, il teatro può portarti sull’Olimpo o all’inferno e poco importa se questo o quell’attore è di prima esperienza, di certo non importa a quel giudice implacabile che è il pubblico. Comprendete ora l’attinenza?

Il sol fatto che un prodotto è di fattura artigianale non giustifica che i difetti che vi si colgono debbano avere ad alibi l’artigianalità stessa. Cosa direste voi se vi consegnassero l’abito di sartoria per la vostra cerimonia più importante corto di maniche e stretto in vita? Anche quello è di artigianato, ma non consentireste mai al vostro sarto di svicolare dietro questa scusa.

Cari signori, l’arte è arte. Che si tratti di un dipinto, di un abito elegante o di una PRIMA Verdiana, resta sempre arte. Chiaro che ogni singolo giudice è adatto a giudicare quello che più lo appassiona ma, giudicherà, potete starne certi.

Voi fate salumi, vi occupate di un’arte anche voi e il vostro giudice non accetterà come scusa a giustificazione di una schifezza il fatto che è un prodotto artigianale, anche di questo potete starne certi per cui.

Per cui, così come il coreografo di uno spettacolo teatrale, abbiate rispetto di quel che fate, siate maniacali, non dormite la notte se necessario ma non impegnatevi mai meno che il vostro massimo e oltre. Siate registi del vostro impegno, prima del debutto fate prove su prove, commuovete il vostro pubblico ed esso vi riserverà applausi.

Niente foto di salumi quest’oggi, sta a voi immaginare il vostro capolavoro e, se vorrete il mio aiuto non avete che da chiedere.

Niente alibi.

Si va in scena.

Cesare Martini      

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