Come accennato nel precedente articolo, le mie personali riflessioni in merito al corso appena conclusosi, titolato: “Facciamo salumi? Facciamoli bene.”, non si esaurivano a quello che ho già espresso.
Premetto che ho avuto la fortuna di avere 12 persone intorno a un grande tavolo, davvero motivate e desiderose di migliorare il loro sapere e questo, credetemi se potete, accade meno spesso di quanto si possa immaginare. C’è stata un’interazione davvero certosina tra me e gli allievi e devo dire che denominarli allievi è sicuramente riduttivo.
Ho avuto a che argomentare con professionisti seri e affermati, gente spesso invisibile, chi tra i fornelli, chi dietro un banco di macelleria e chi, forse ancora più invisibile, dietro lo schermo di un computer. Tutte queste figure però sono quelle che, nella loro personale individualità, all’interno delle loro aziende, o presso quelle dove esprimono le loro preziose capacità, sono coloro che sempre e comunque fanno la differenza.
Vedere persone che hanno già raggiunto obbiettivi notevoli, mettersi in gioco ancora e ancora, al solo scopo di crescere professionalmente e individualmente, assistere a cose così può solo farmi sperare nuovamente nel fatto che infondo non tutto è qualunquismo.
Un macellaio potrebbe essere solo un macellaio, oppure puntare a essere un riferimento.
Uno chef, magari già affermato, potrebbe sonnecchiare sulle dorate 5 punte di una stella Michelin, ma immaginatene uno con un’incontenibile necessità interiore di crescita. Non so voi, personalmente mi ci vedo a un suo tavolo. Un’esperta coordinatrice amministrativa di certo sa bene come svolgere il suo impegno, ma quando decide di andare a fondo, di conoscere all’origine la materia di cui si occupa bè, quella persona fa la differenza.
Produrre salumi non è solo un’azione fine a sé stessa, non si riduce a: “io ho la carne migliore al mondo, sono il più bravo e i miei salumi sono l’eccellenza assoluta”. No gente, non è così che funziona.
Fare salumi è sacrificio, costi, costanza, ricerca e tanto altro. Non si riduce alla figura sparuta del singolo operatore, chi lavora dietro le quinte spesso, anzi sempre, riveste la medesima importanza di chi impegna manualità. Potrei fare il prodotto più blasonato sulla terra, ma senza un’adeguata strategia commerciale, senza la giusta capacità comunicativa il proverbiale ragno continuerebbe placido ad albergare l’altrettanto proverbiale buco e, senza un costante monitoraggio dei flussi, degli approvvigionamenti delle materie prime, io, il grande esperto, colui che sa, due volte su tre si ritroverebbe senza, che ne so, sale? Diciamo sale, la cosa più banale. Pensate a quante volte, ne sono certo, vi è capitato.
Fare salumi è si un’arte, ma si tratta di arte collettiva, dove ogni singolo individuo ha la medesima importanza degli altri che compongono lo staff.
Fare salumi è anche programmazione.
Personalmente mi ritengo più che fortunato, sarò anche bravo nello svolgere il mio lavoro, ma credetemi, ho alle spalle un autentico algoritmo di persone.
Questo e solo questo è il primo gradino per l’eccellenza.